BIOFISICA
La Biofisica nasce come disciplina scientifica dai confini illimitati, un territorio della conoscenza sconfinato dove l’oggetto della biologia viene affrontato e studiato coi metodi e col corredo concettuale della fisica. Un importante capitolo per la ricerca scientifica che inizia con quelle contaminazioni che raccolgono la sfida di Feynman e del suo “c’è un sacco di spazio la in fondo” nell’intima relazione tra le domande della biologia e l’elaborazione della fisica (R.P. Feynman, 2002, Il piacere di scoprire, Adelphi). La cibernetica, la tecno-medicina, la sanità robotica, la dimensione bio-molecolare della materia sono parte del sentiero tracciato dalla Biofisica con i segnavia di “una traiettoria ideale che, attraverso un modello del più semplice organismo vivente […] collega con un unico arco il sasso all’uomo.” (M. Ageno, 1992, Punti cardinali, Sperling & Kupfer).
Il termine Biofisica disinnesca il pensiero “di dare semplicemente senza alcuna necessità un nome nuovo a capitoli di discipline classiche o comunque già ben delimitate” (M.Ageno, 1974, Punti di contatto tra Fisica e Biologia, Accademia Nazionale dei Lincei). La biofisica si afferma come ricerca di frontiera interdisciplinare, come un cuneo tra la scienza dell’informazione, la biologia molecolare, le neuroscienze, la struttura della materia, le scienze della cognizione e della visione e le nuove scoperte della fisica, concettuali e sperimentali. Ordine e disordine, il secondo principio della termodinamica e gli sviluppi della meccanica quantistica che reclamano un cambio di scale nelle elaborazioni e nelle osservazioni si coalizzano nel quesito “Che cos’è la vita?” (E. Schrödinger, 1944, Che cos’è la vita? La cellula vivente dal punto di vista fisico. Trad. M.Ageno, 11ª ediz, 1995, Piccola Biblioteca Adelphi). La bellezza della biofisica sta nella naturale propensione a ricercare quelle regolarità discendenti dalle leggi fisiche che rendono il vivente tale nell’inseguirsi di “caso” e “necessità” (J.Monod, 1971, Il caso e la necessità, Mondadori). A Genova, tra la metà degli anni 60 e 70, la lungimiranza e l’autorevolezza scientifica di Antonio Borsellino fanno sbocciare la biofisica, passando per la cibernetica, tra l’Istituto di Fisica dell’Università di Genova, dove era professore di Fisica teorica e i laboratori di Camogli, nucleo del prestigioso Istituto di Biofisica del CNR (M.Leone, G.Luzzatto, N.Robotti, 2009, Antonio Borsellino: dalla fisica alle nuove scienze. Carocci). Il pensiero scientifico nuovo si estende in Italia in una rete di studiosi tra le Università e il CNR per dare vita alla Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata, SIBPA. E’ questa la più antica società scientifica nazionale di Biofisica, fondata a Parma nel 1973 che tenne il suo primo congresso nel dicembre dello stesso anno a Camogli eleggendo Antonio Borsellino suo primo Presidente (C.Viappiani, C.Musio, 2020, “Il Nuovo Saggiatore”, vol. 36 (3-4): 80-83). La rete di ricerca costruita dalle giovani e dai giovani biofisici in tutta Italia è oggi punto di riferimento internazionale per la Biofisica in tutte le sue declinazioni scientifiche e trova casa alla SIBPA (www.sibpa.it). Siamo vasti e conteniamo moltitudini, lo canta l’ultimo geniale Bob Dylan (B.Dylan, 2020, I contain multitudes, Columbia) ispirandosi a Walt Whitman. “Canto di me stesso ma sto cantando degli altri, Canto me stesso, e celebro me stesso, e ciò che io assumo voi lo dovete assumere, perché ogni atomo che mi appartiene appartiene anche a voi…“(W.Whitman, Canto di me stesso, 1855).
(Estratto da A.Diaspro, La Biofisica, Corriere Innovazione, Corriere della Sera, 30 luglio 2021)
